Notiziario 03 / 2019

4 2 | N o t i z i a r i o O r d i n e d e g l i I n g e g n e r i d i V e r o n a e P r o v i n c i a permette di verificare in prima persona quanto la differenza degli interventi possa cambiare la quotidianità e risolvere difficoltà di chi è altrimenti costretto a limitarsi negli spostamenti”. La bozza del progetto è stata presentata all’impresa di costruzioni Serpelloni Spa, che si è resa disponibile a realizzare a sue spese la struttura modulare in acciaio, lunga 6 metri e larga quasi 3, composta da porzioni di pavimento in ghiaino, di marciapiedi sconnessi e di un percorso per raggiungere un bagno a portata di disabile. “Anche una semplice gamba rotta, o l’avanzare dell’età, potrebbero chiedere modifiche strutturali agli ambienti in cui si vive”, sottolinea Fasanotto. “Gli standard per la realizzazione o la ristrutturazione di case e appartamenti impongono determinati criteri, spesso percepiti come vincoli più che come attenzioni che derivano da studi e motivi concreti”. Il corso di formazione per gli ingegneri che si è svolto tra maggio e giugno scorsi è partito proprio dall’interrogarsi sul perché sia importante progettare in modo inclusivo, approfondendo gli strumenti urbanistici e comunali a disposizione, come il Piano di eliminazione di rigenerazione delle Barriere Architettoniche (PEBA), adottato a Verona a partire dall’anno scorso. “La realtà di chi vive nella disabilità è nota da anni, ma a Verona finora non è stato fatto molto”, fa presente Roberta Mancini, presidente della Consulta comunale della disabilità. “Il Peba rappresenta una novità importante che fissa delle linee guida di cui tenere conto per ogni rifacimento strutturale. Si ipotizza che il centro storico cambierà volto fra dieci anni, divenendo accessibile grazie a un piano che, purtroppo, arriva in ritardo di 30 anni”. Di accorgimenti da prendere ce ne sono parecchi, perché il poco fatto finora appare casuale e frammentato. “Le barriere sensoriali sono più difficili da cogliere e in città sono stata realizzati una serie di scivoli, a livello degli attraversamenti, adeguati alle carrozzine, ma privi dei sensori adeguati che li rendano percepibili dai non vedenti”, fa notare Mancini. “I semafori sonorizzati sono rari e, in tratti di forte rumore e traffico come corso Porta Nuova, non si riesce nemmeno a sentirli. Inoltre per attivarli bisogna raggiungere il pulsante sul palo, cosa non sempre così scontata su marciapiedi ampi e pieni di gente”. Eppure la normativa prevederebbe una serie di indizi per agevolare chi ha problemi sensoriali, mentre le lacune sono evidenti anche nel trasporto pubblico. “Sempre più autobus sono dotati di sintesi vocale per i non vedenti ma il più delle volte, alle fermate, non viene annunciato il numero del mezzo. È una difficoltà evidente per chi è cieco e deve scegliere un mezzo tra tanti”, spiega la presidente della Consulta, convinta che per ogni problema ci sia una soluzione. “La vera sfida è abbattere le barriere culturali”, conclude. “La disabilità non è mai esclusiva. Se in un intervento se ne tiene conto, non si toglie nulla a chi non è disabile e si favorisce invece chi potrebbe avere una disabilità temporanea”. ■

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