9 October 2023
Convenzioni contro il rischio idraulico, mappature da settembre
A settembre partono mappature e simulazioni
Il cambiamento climatico porta con sé l’evidenza di rischi idraulici sempre più impattanti, altra faccia dell’altrettanto temuta siccità. Quanto accaduto di recente in Emilia Romagna lo dimostra, come pure il fatto che nel 2021 Verona sia stata l’unica città veneta a razionare l’erogazione di acqua.
Per questo l’Ordine degli Ingegneri di Verona ha dato spazio, oggi pomeriggio, a un convegno focalizzato proprio sulle recenti convenzioni in atto tra gli enti competenti, nate per contrastare e mitigare tali pericoli.
“La sinergia è indispensabile per attuare una pianificazione ampia che tuteli l’intero territorio”, evidenzia il presidente dell’Ordine, Matteo Limoni. “Noi ingegneri siamo coinvolti direttamente in tali trasformazioni, sia dal punto di vista della prevenzione, sia per interventi di messa in sicurezza”.
“Con l’evento di oggi abbiamo voluto dare spazio non solo alle convenzioni in corso e alle mappature e simulazioni previste, ma anche ai progetti già realizzati o in fase di realizzazione che rappresentano le buone pratiche già adottate”, fa notare la vicepresidente dell’Ordine, Anna Rossi. “Non si tratta di un libro dei sogni, ma di fattibilità concrete”.
La necessità di unire le forze è dettata da un gap normativo ben illustrato dal direttore del Consiglio di Bacino dell’ATO veronese, Luciano Franchini. “Dopo la riorganizzazione dei primi anni 2000 i Comuni sono ancora competenti della gestione delle reti di raccolta delle acque meteoriche, quelle bianche, il che è un paradosso visto che le reti per acque nere e per acque miste competono agli enti di gestione del sistema idrico”, dichiara. “Le reti fognarie, di fatto, hanno ancora diversi gestori e serve una norma nazionale per colmare tale lacuna, concentrando in un unico soggetto la responsabilità della pianificazione e della gestione”. Nel frattempo si corre ai ripari facendo squadra.
“I fenomeni piovosi sono sempre più brevi ma più concentrati e intensi e le reti di 30 o 40 anni fa non ce la fanno”, insiste Franchini. “Noi, quindi, cerchiamo di favorire lo studio delle attuali reti fognarie, in sinergia con i comuni e i gestori del servizio, per ricercare i punti maggiormente critici, individuando, per il momento, quali interventi siano da fare. Ovviamente, poi, saranno necessari forti investimenti, e l’impegno di tutti dovrà essere quello di individuare forme di finanziamento nazionali e regionali, così da gravare il meno possibile sui cittadini”.
Due mesi fa è stata siglata la convenzione tra Acque Veronesi, Ato e Comune di Verona che prevede la realizzazione di studi per la mitigazione del rischio idraulico.
“Studi, non opere”, chiarisce il direttore generale di Acque Veronesi, Silvio Peroni.
A Verona è stata data priorità a tre bacini principali, in corrispondenza dei principali collettori fognari misti: si trovano nella zona che da Buttapietra confluisce a Ca’ di David e Borgo Roma, verso San Massimo e nell’area tra Parona, Negrar e la Valpantena che arriva fino a interrato dell’Acqua Morta e lungadige Porta Vittoria.
“Le tre condotte confluiscono tutte nel depuratore di Verona” spiega Peroni. “Sono previsti i necessari rilievi per integrare la cartografia esistente e procedere in una seconda fase alla modellazione idraulica che studia le caratteristiche morfologiche del territorio e delle reti oltre alle dinamiche degli eventi atmosferici e delle piogge. Per procedere alle simulazioni sul comportamento della rete è necessario installare strumenti di misura che rilevano i dati per un periodo che va dai sei mesi a un anno. Infine si procederà alla taratura del modello per identificare le aree più critiche circa la probabilità di allagamenti e, di conseguenza, le ipotesi di soluzioni. Una volta ottenute le progettualità, sarà possibile andare a caccia di finanziamenti”.
Le procedure di gara per affidare il lavoro a professionisti sono già state espletate e a settembre inizierà lo studio che durerà circa un paio di anni.
Per dimostrare le possibili progettualità future gli ingegneri Isacco Rigodanze di Acque Veronesi e Massimo Merzari di Intech Ingegneri Associati hanno presentato degli esempi progettuali in essere come la risoluzione degli allagamenti in via XX Settembre a Legnago e il noto intervento a Porta Borsari, dove è prevista la riapertura di lungadige Panvinio e corso Cavour nei due sensi all’inizio di agosto. Prima della riapertura delle scuole resisteranno solo dei mini cantieri per le griglie, di poco impatto viabilistico.
Nel frattempo anche l’Azienda Gardesana Servizi si dà da fare, come illustrato da Luca Mignolli e Alberto Cordioli dell’Area Progettazione & Direzione Lavori. Dice Mignolli: “Abbiamo sviluppato vari studi sulle acque meteoriche, in convenzione con i comuni, i più interessanti riguardano Peschiera del Garda e Valeggio, finalizzati a risolvere problematiche di allagamenti. Qualche pezzo di condotta è già stato rifatto ma per ora si è in fase progettuale. Dati Arpav alla mano, i mutamenti dei fenomeni piovaschi non sono sufficienti a spiegare tutte le criticità rilevate e ciò dimostra che bisogna cambiare l’approccio. Si è fatto poco finora per mitigare la risposta del territorio, non ci sono vasche di laminazione, e molti progetti che abbiamo proposto già tre anni fa non sono ancora andati in porto. Si attendono i finanziamenti, ma occorre dare priorità a questo tipo di interventi che non possono più essere procrastinati”.
Verona, come visto, si sta muovendo.
Afferma l’assessore alla transizione ecologia, Tommaso Ferrari: “Il tema dell’acqua è duplice, ancorché dovuto all’emergenza climatica in corso. Da un lato occorre individuare strategie e interventi per la mitigazione e l’adattamento relativamente a fenomeni estremi sempre più frequenti, dall’altro si devono individuare azioni legate alla lotta allo spreco derivanti dalla scarsità della risorsa idrica. Sono due facce della stessa medaglia: l’emergenza climatica impone nuovi approcci e nuove soluzioni. Per il rischio allagamenti stiamo procedendo allo studio con Acque Veronesi che individui interventi prioritari di mitigazione, inoltre serve anche agire a livello di pianificazione territoriale per ampliare le superfici permeabili della città. Sul tema siccità invece si deve ingaggiare una lotta allo spreco che si compone di diverse azioni, ossia disaccoppiare il consumo di acqua potabile per irrigazione di aree verdi comunali, implementare sistemi di accumulo di acqua piovana e anche valutare leve tariffarie per i consumi civili, aumentando le tariffe per chi sfora la media di utilizzo dell’acqua prevista pro capite. Ė indispensabile cambiare approccio sulla risorsa idrica pianificandola in modo diverso in tutta la città, senza considerarla più una risorsa infinita”.
“I dati veneti parlano del 43,2% di perdite idriche, un dato superiore alla media nazionale del 42 %”, mette in risalto Andrea Tonolli, referente Lavori Pubblici, Ambiente e Qualità di Ance. “L’Italia è il Paese primo consumatore di acqua in tutta Europa, sia per uso civile che industriale e questo nonostante vi sia un calo del 20% della disponibilità idrica. Nel 2008 l’Unione Europea ha fissato dei criteri ambientali minimi che sono sfociati nel codice degli appalti pubblici del 2017, in cui si chiede ai Comuni di imporre determinati criteri per l’edilizia sostenibile, rispettosi anche del ciclo dell’acqua. Finora è stato fatto gran poco per questa pianificazione strategica, che prevede interventi come il recupero dell’acqua piovana o l’uso di docce e rubinetti con il regolatore di portata. Per questo vogliamo stimolare la pubblica amministrazione, oltre che le imprese che a breve saranno chiamate anch’esse a un bilancio di sostenibilità. È evidente che meno impatto ambientale significa pure meno rischio idrico”.